Arianna Vanini – IMPERMANENCE PROROGATA FINO ALLA FINE DI MAGGIO
DAL 16 MARZO 2011 AL 16 MAGGIO 2011 Opening mercoledì 16 marzo, ore 18:30
Galleria Ciocca Arte Contemporanea, Via Lecco 15, Milano
Mercoledì 16 marzo si inaugura presso la galleria Ciocca Arte Contemporanea la personale dell’artista Arianna Vanini dal titolo Impermanence. L’artista presenta quattro installazioni site-specific che, come fotografie istantanee, colgono per qualche attimo l’impermanenza della realtà che ci circonda e delineano una geografia normalmente sottratta alla percezione. Arianna Vanini, attraverso l’utilizzo del suono o di materiali familiari come sale, grafite e fiammiferi, conduce lo spettatore in un microcosmo costituito di strutture che si possono empaticamente sentire, che sono in qualche modo, “vicine” alla vita umana. Eppure non rassicurano, sono esseri fragili e precari, talvolta evanescenti, composti della stessa materia del mondo. Sintassi – Altra Sintassi accoglie lo spettatore all’ingresso della galleria: la parete bianca diviene una “lavagna” sulla quale l’artista riscrive, attraverso un alfabeto “matematico”, l’omonimo testo di Carlos Castaneda. Ad un primo sguardo il contenuto non sembra intelligibile, come se l’artista chiedesse idealmente allo spettatore uno sforzo per scardinare i sistemi mentali e sintattici abituali. L’operazione di riscrittura – così come quella di “rilettura” – diviene così una forma di azione, una sorta di comportamento rituale che non si esaurisce nell’azione ma, attraverso la matematica, tenta di elaborare una forma poetica di conoscenza. Al centro della galleria si incontra Bright Vibration, una grande installazione a pavimento che ricrea una mappatura della salinità degli oceani. L’artista utilizza il sale marino e riflette così sulla dimensione simbolica di questo elemento naturale che nel tempo ha mantenuto immutati significati e significanti, quali vita e morte, conservazione e purificazione, e che è stato soggetto di superstizioni e simbolo di ospitalità. Quello che interessa all’artista nell’utilizzo di un materiale così fortemente simbolico come il sale ci viene suggerito dalla sua stessa etimologia, che contiene i termini “vibrazione” e “onda luminosa”, sottolineando così la sua capacità di creare e preservare la vita, o al tempo stesso di distruggerla; la geografia emotiva che si crea è qualcosa di mutevole e sfuggente, una sorta di “negativo” in cui le terre emerse si costruiscono per sottrazione. Potential Self-portrait (Lat N 45° 37′ 12.00″, Long E 8° 50′ 24.00″, 29.01.1977, 14:00) è una grande installazione a parete composta di centinaia di fiammiferi, ognuno dei quali rappresenta una stella della volta celeste: un’architettura apparentemente fragile ed innocua che, come la vita di un uomo, può consumarsi in pochi secondi. Il titolo dell’opera Potential Self-portrait (Lat N 45° 37′ 12.00″, Long E 8° 50′ 24.00″, 29.01.1977, 14:00) ci riporta alle coordinate di un tempo e di un luogo “altri”, rivelando così quella che per l’artista è una mappatura potenziale, una riflessione personale sulla relatività del concetto di tempo. Ma se ciò che sembra reale non è nient’altro che un’elaborazione di informazioni, allora l’interrogativo sul tempo comporta inesorabilmente una riflessione sull’essere? L’ultimo lavoro presente in mostra è 80AU, un’installazione che diffonde negli spazi della galleria suoni misteriosi. L’artista in questo caso ha rielaborato le registrazioni delle onde elettromagnetiche prodotte dai pianeti del sistema solare, riconducendole a una frequenza udibile per l’orecchio umano. Il titolo dell’opera fa riferimento all’unità di misura astronomica (AU = Astronomic Unit) normalmente utilizzata per definire la dimensione del sistema solare in rapporto alla distanza tra terra e sole. Il suono in questo lavoro viene utilizzato come una materia scultorea che definisce una geografia nello – e dello – spazio. Come nei precedenti lavori, anche qui l’artista attua un ribaltamento di piani, così da offrire allo spettatore un’altra prospettiva, ponendolo al centro di un nuovo sistema di riferimento. Le opere di Arianna Vanini hanno lo stesso carattere effimero del mondo, in continuo mutamento, dove, mentre qualcosa emerge, il resto scompare. Sono raffigurazioni tecniche come lo sono le cartografie vere e proprie, cioè rappresentazioni di un concetto che non intercede per nulla con la realtà effettiva. Lo spazio della creazione si muove sui binari della geografia astronomica e fisica, sul connubio che può derivare da un’arte che scelga di rappresentare poeticamente il “disordine” scientifico dell’universo conosciuto.
Accompagnerà la mostra un testo critico di Matteo Bergamini.
Per informazioni: gallery@rossanaciocca.it www.rossanaciocca.it
Orario: 14:00-19:30 chiuso domenica e lunedì via Lecco 15 – 20124 Milano tel. 02.29530826; fax 02.20421206